Il mercato è da sempre fonte di suggestioni da cui Martina Gagliardi trae molteplici stimoli per il suo lavoro. Le cassette di plastica e di legno, le materie prime e il loro processo di deterioramento sono i cardini dello sviluppo della sua prima ricerca “Fili e Trame” che ha portato avanti dal 2021-2023. Da qui ha elaborato un individuale linguaggio artistico, che ad oggi continua ad approfondire attraverso nuove sperimentazioni e forme evolutive.
“Nei mercati, passando in mezzo a queste cassette inutilizzabili perché smembrate, ho individuato nelle loro parti le matrici: risorse fondamentali per il mio lavoro. Questi scarti chiedono di essere guardati un’ultima volta prima di essere ammucchiati e buttati via, hanno un’anima sconfitta dalla storia, e aspettando che qualcuno si accorga di loro esprimono silenziosamente la loro essenza residua. Sto salvando il salvabile. Strappo frammenti di realtà da un mondo in continuo movimento, imbastendo una nuova narrazione che avanza il filo della speranza.”
La semplicità del segno lascia il posto a un’esperienza più profonda, opaca e instabile che si cela sotto la superficie della quotidianità di tutti i giorni. La cassetta diventa così un potente mezzo attraverso il quale Martina Gagliardi esplora concetti molto personali e intimi che danno forma a riflessioni emotive legate al tema della memoria, della fragilità, della vulnerabilità e della speranza.
Le tre installazioni svolgono il ruolo di testimoni, diventando una versione permanente di ciò che di solito è un fenomeno fugace. Le opere della giovane artista diventano racconti, frammenti di una storia, sintesi poetiche che, nella loro materialità, occupano uno spazio in cui si può immergere e rimanere coinvolti.
La prima sala vede un’installazione dedicata al materiale del tnt, materiale icona dell’artista, che mette in dialogo l’anima di un materiale che non c’è più e la sua nera trama, la luce, la trasparenza e il movimento dello spettatore; la seconda sala si vede dedicata ad opere realizzate su iuta in cui trame colorate di cassette e assi di legno tendono sempre più a divenire una narrazione astratta. La loro inedita disposizione su basi aeree e cilindriche ne evoca un’infinita lettura circolare.
Così Martina attraverso il suo linguaggio fatto segni che paiono messaggi in codice, pitture in negativo e frottage che imprimono in modo indelebile l’anima di oggetti ormai smembrati, ci ricorda che siamo qui solo per un momento ma, allo stesso tempo, siamo testimoni della nostra permanenza e della continuità della vita.